Tamiami Trail è il nome che gli abitanti della Florida danno alle 264 miglia del tratto meridionale della U.S. Highway 41 che collega Tampa a Miami, noto anche come State Route 90.

È su questa strada che un automobilista si trova improvvisamente davanti una donna dai capelli neri con delle ciocche bianche, scarmigliata e scalza, che indossa una camicetta bianca e una gonna nera.

L’uomo al volante riesce ad inchiodare appena in tempo per evitare di investire la donna che si avvicina un po’ incerta sulle gambe al finestrino del guidatore.

-La prego…- dice -… mi porti alla Polizia. Sono stata rapita. Mi chiamo Rosalind Sharpe.-

 

 

 

L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 73

 

DELITTO E CASTIGO

 

Di Carlo Monni

 

 

 

1.

 

 

            La notizia del ritrovamento di Rosalind “Razor” Sharpe fa rapidamente il giro del paese e al Daily Bugle lo sappiamo prima ancora che lei arrivi alla più vicina stazione di Polizia della Florida.

-E così è ancora viva.- commenta Candace Nelson.

-Non ne sembri molto contenta.- replico.

-Non fraintendermi, Ben: io e Razor non siamo mai andate d’accordo e ne penso tutto il male possibile, ma non ho mai desiderato che morisse… per Foggy, se non altro.-

            Franklin “Foggy” Nelson attuale Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York, fratellastro maggiore di Candace e figlio di Rosalind Sharpe. Di recente era stato ricattato da chi aveva rapito sua madre e gli stava dando una caccia spietata aiutato dal nostro comune amico Devil, che entrambi sappiamo essere l’avvocato cieco Matt Murdock.

            Si avvicina a noi il nostro direttore, Joseph “Robbie” Robertson, un nero dai capelli ormai bianchi che è una delle persone più integre che conosco.

-Ben… Candace…- ci chiede -… ve la sentite di fare un articolo sulla liberazione della Sharpe.-

-Veramente io sto seguendo le inchieste sulla morte di Bill Hao e sul rapimento di Kathy Malper… e poi preferirei non essere coinvolta con la mia matrigna.-

-Capisco. E tu Ben?-

-Sto seguendo questa storia da quando è cominciata.- replico -Andrò fino in fondo. Vuoi che vada in Florida?-

-Se sarà necessario sì, ma ho appena saputo che i Federali raccompagneranno la Sharpe qui tra non molto. Possiamo aspettare.-

-Mi chiedo perché sia stata rilasciata.-

-Sei un reporter investigativo, uno dei migliori scoprilo.-

            Mi chiamo Ben Urich e sono un giornalista. Ho una nuova storia da narrarvi.

 

            Il mio nome è Matt Murdock e sono un avvocato. Sono cieco da quando a 15 anni un contenitore di materiale radioattivo cadde da un camion danneggiandomi i nervi ottici. Quello stesso incidente ha amplificato i miei sensi e mi ha anche dotato di uno straordinario senso radar. Grazie a queste facoltà superumane ho iniziato una seconda carriera: quando calano le tenebre mi metto un costume rosso e sono il supereroe noto come Devil.

            Oggi sono qui, davanti al palazzo dove abita Liz Osborn, in veste di miglior amico del suo fidanzato Foggy Nelson.

-Potrei abituarmi a spostarmi in Rolls Royce sai?- dico sorridendo alla donna seduta al mio fianco mentre il suo autista e padre putativo Ivan Petrovitch ci apre la portiera.

-Vedi che ci sono dei vantaggi a stare con me?- replica Natasha Romanoff meglio conosciuta in certi ambienti come la Vedova Nera.

-Io ne ho trovati anche altri.- ribatto divertito -Non sei tenuta a venire con me.- aggiungo -Foggy è amico mio non tuo e tu e lui non siete mai andati molto d’accordo.-

-Quella è acqua passata e dove vai tu, vado anch’io, credevo fosse chiaro ormai.-

            Io e Natasha abbiamo ripreso da poco la nostra relazione e sembra proprio che lei prenda la cosa molto sul serio.

            L’ascensore privato degli Osborn ci porta rapidamente sino all’attico di Liz, dove lei e Foggy, ancora in sedia a rotelle dopo il suo recente incidente, ci stanno aspettando.

-Matt!- esclama Foggy -Sono contento che sei venuto.-

-Non potevo certo stare lontano.- replico -Rosalind è già arrivata?-

-Sarà qui tra un paio d’ore. Ammetto di essere sollevato: ormai ero convinto che l’avessero uccisa.-

            È Natasha a dar voce alla domanda di tutti:

-Mi chiedo perché l’abbiano liberata così senza un motivo apparente.-

-Forse…- interviene Liz -… forse pensavano che fosse la cosa più conveniente da fare.-

            C’è una nota nella sua voce, una strana incertezza e una variazione nei suoi parametri vitali. Liz è al di sopra di ogni sospetto ma forse sa qualcosa… qualcosa che non vuol dire. Perché? Vorrei chiederglielo ma forse non è il momento adatto. Più tardi, magari e forse in altre vesti.

 

            Rosalind Sharpe arriva nel suo appartamento nel tardo pomeriggio e la prima cosa che fa è una prolungata doccia calda.

            Mentre si infila un accappatoio riflette sulle ultime ore. Poliziotti locali e Federali l’hanno interrogata a lungo prima di concederle di tornare a casa. Lei ha risposto a tutte le domande in modo appropriato. Del resto è un avvocato in gamba e sa come muoversi in quei frangenti.

            Scaccia quei pensieri: ora deve pensare solo a rilassarsi e a riprendersi la sua vita dopo tanto tempo. A questo proposito c’è una telefonata che deve proprio fare.

            Compone rapidamente un numero che conosce molto bene:

-Timothy… sono io. Certo che sto bene, che razza di domanda è? Ho bisogno di vederti subito. Vieni immediatamente.-

 

 

2.

 

 

            Meno di 24 ore prima. Paludi delle Everglades Florida. I tre uomini vestiti con tute nere e ben armati si muovono all’unisono: sanno esattamente cosa fare e sanno che devono farlo in fretta.

            Arthur Stacy cerca di mascherare la sua ansia: se sua figlia Jill è davvero prigioniera in quella specie di capannone davanti a loro presto sarà libera. Eppure c’è qualcosa che non lo convince: perché non ci sono sentinelle? Perché non hanno incontrato trappole difensive o allarmi?

            Francis Tork sferra un calcio ad un portone ed è il primo a sorprendersi di trovarla aperta.

            Mentre entra di corsa nell’edificio, Terenzio Oliver Rucker mostra tutta la sua preoccupazione e perplessità: se questo posto è vuoto come sembra…

-Libero!- esclama Stacy.

-Libero!- gli fa eco Tork da un’altra stanza.

-Libero!- aggiunge Rucker.

            La pantomima si ripete altre due volte, poi Arthur apre una porta che dà su una stanza spoglia dove c’è un letto sfatto a cui sono fissate delle catene.

-Questa è la stanza in cui era tenuta Jill nel video che mi hanno fatto vedere,- dice Arthur -Ne sono sicurissimo.-

            Rucker gli pone una mano sulla spalla con fare consolatorio.

-Arthur…-

            Stacy non lo ascolta e fa un passo avanti. In quel momento si ode un ronzio ed uno schermo si accende davanti a loro mostrando quella stessa stanza e Jill Stacy che viene trascinata via da uomini che indossano un’anonima uniforme.

<<Commissario Stacy…>> la voce è fuori campo e distorta elettronicamente <<… lei è stato molto prevedibile. Davvero credeva che non ci saremmo accorti dei suoi tentativi di rintracciarci? Il solo risultato che ha ottenuto è stato accelerare il fato previsto per sua figlia. Non si preoccupi: è viva ed in buona salute… per ora almeno. Là dove l’abbiamo… spedita… le sue… qualità… sono molto apprezzate e staranno attenti a non sciuparla troppo… almeno credo.>>

            La trasmissione cessa e Rucker si lascia sfuggire un:

-Bastardi!-

            Stacy non parla: i suoi pensieri sono tutti per sua figlia e a quello che la aspetta. Almeno è viva, si ripete, almeno è ancora viva.

-Ehi… venite a vedere!- li richiama Tork.

            Il baffuto sergente è sulla soglia spalancata di una stanza più ampia, con la porta blindata e munita di diversi lucchetti.

-Sembra la suite di un hotel di lusso: letto matrimoniale lenzuola di seta, bagno privato, doccia, perfino TV satellitare.- Rucker è perplesso -Se questa era una cella, il prigioniero era trattato come un VIP. Chi diavolo era?-

            Tork si guarda intorno, prende in mano una copia del Daily Bugle in cui è cerchiato un titolo sull’incidente stradale di Foggy Nelson e sentenzia:

-Rosalind Sharpe… è qui che la tenevano.-

            Rucker scuote la testa e borbotta:

-Arthur… non possiamo andare avanti da soli: dobbiamo chiamare le autorità.-

            Arthur Stacy sospira e annuisce.

 

            Sono appostata fuori dall’appartamento di Robert Hao da ore e comincio quasi a non sentire le gambe.

                Sono convinta che ci sia un legame tra la morte sospetta del Procuratore Distrettuale di Manhattan William Hao ed il rapimento del Vice Procuratore Federale Katherine Malper e voglio scoprire quale. È il mio lavoro, quello che volevo fare sin da quando ero una ragazzina: la reporter investigativa, quella che scopre il marcio del mondo degli affari e della politica. Woodward e Bernstein[1] erano i miei idoli e sognavo che il nome di Candace Nelson sarebbe stato scritto accanto al loro nell’elenco dei vincitori del Premio Pulitzer.

                Sono sicura che Bill Hao era ricattato e che per questo si è ucciso o è stato ucciso, cosa molto più probabile. Kathy Malper ne sapeva qualcosa e forse per questo l’hanno rapita.

                Ora sorveglio l’appartamento del fratello del defunto Bill Hao sperando di cogliere qualche indizio. Robert Hao era il capo di una gang di Chinatown ed anche una specie di supercriminale esperto di arti marziali col nome di Chaka Khan. Ha anche tentato di uccidere suo fratello, che è uno dei motivi che lo hanno portato in carcere. Dice di essersi lasciato tutto alle spalle dopo aver scontato la sua pena ma gli si può credere? Forse sa più di quel che dice e se io…

                Aspetta… cos’è questo rumore alle mie spalle? Sento una pressione sul collo e le gambe mi cedono di colpo.

                Mentre tutto si fa buio davanti a me, odo una voce maschile che dice:

-Molto stupida.-

                Non vorrei che fosse il mio epitaffio.

 

            A volte per schiarirsi le idee non c’è niente di meglio che balzare di palazzo in palazzo appeso al cavo del mio fedele bastone vestito del mio bel costume rosso. Da un po’ di tempo anche questa è un’attività che faccio in compagnia della bella donna dai capelli rossi che mi segue. Non che la cosa mi dispiaccia s’intende.

            Alla fine mi fermo su un tetto e la Vedova Nera mi raggiunge.

-Tutto bene, Matt?- Mi chiede.

-Stavo riflettendo.- rispondo -Pensavo a Rosalind Sharpe. Si merita davvero il soprannome di Rasoio: da quando è tornata ha fatto solo una fredda telefonata al figlio e non ha voluto che Foggy o chiunque altro di noi andasse da lei.-

-Magari era solo stressata e stanca: il rapimento, gli interrogatori dei poliziotti dopo la sua liberazione, il viaggio di ritorno. La capirei.-

-Ottimi motivi ma… non so.-

-Quindi, devo pensare che non è stato solo per caso che ci siamo fermati davanti all’attico in cui abita?-

            Mi lascio andare ad un sorriso. La mia donna è davvero in gamba.

-Beh… che ti dicono i tuoi supersensi?- incalza Natasha -Di sicuro la distanza e le tende tirate non sono un ostacolo per te.-

-Non è sola… c’è un uomo con lei.-

-Che sorpresa: Razor Sharpe ha una vita sessuale… perché dubito che ne possa avere una sentimentale... che ci sia il sesso per le donne over 50 mi conforta per quando anch’io sarò… attempata.-

-Ho annotato il tuo sarcasmo Natasha.- ribatto -Comunque non c’è niente di davvero interessante. È solo una perdita di tempo.-

-Forse sarebbe più utile fare una chiacchierata con Liz Osborn su quel che sa sulla liberazione di Razor.-

            Avrei dovuto immaginare che una superspia come la Vedova Nera si fosse accorta dello strano atteggiamento di Liz anche senza supersensi.

-La gente tende a dimenticarsi che non ho solo un corpo da sballo ma anche un cervello di prim’ordine.- precisa lei con una punta di compiacimento.

-Non ne ho mai dubitato lo sai.- ribatto -Ma non voglio parlarle con Foggy presente.-

-Le parlerò io e…-

            Natasha si interrompe: esattamente come me da qualche secondo sa che non siamo più soli.

 

 

3.

 

 

            Lo ammetto: ho la sindrome della chioccia: quando Candace Nelson non ha risposto alle mie chiamate al suo cellulare ho cominciato a preoccuparmi. Quella ragazza ha un talento tutto speciale per mettersi nei guai non che non capiti spesso anche a me.

            Il palazzo dove abita Robert Hao è uno dei posti dove la cerco e la fortuna mi aiuta: lo squillo del suo cellulare mi guida a uno sgabuzzino dove la trovo svenuta ma apparentemente sana.

            Riesco a svegliarla e le chiedo:

-Chi è stato?-

-Non lo so Ben.- risponde lei -Non l’ho visto.-

-Poteva essere Robert Hao?-

-Poteva essere chiunque ma Robert Hao è il mio sospetto favorito: già una volta mi aveva fatto capire che non gradiva che lo spiassi.-

-Perlomeno non ti ha ucciso… e nemmeno ti ha lasciata in mezzo ad una strada in balia del primo maniaco di passaggio. Mi chiedo perché gliene importasse.-

-Fai domande interessanti, Ben.-

-È la mia specialità. Sono le risposte che spesso mancano.-

-Ma noi le troveremo.-

            Vorrei esserne davvero certo.

 

            È Natasha a parlare per prima:

-È da un paio di minuti che ci osserva.-

            Annuisco.

-Sul tetto del palazzo alle mie spalle. Suppongo sia nascosto ma non serve a molto con me. È un maschio, probabilmente ben piazzato e presumibilmente un professionista, respiro e battito più o meno regolari. Mai sentiti prima… o forse…-

-Pensi che sia un sicario come Kruel mandato sulle nostre tracce?

-Scopriamolo.-

            Con un salto mi lascio cadere all’indietro oltre il bordo del tetto e faccio scattare il cavo del mio bastone agganciandomi al tetto del palazzo di fronte. Ondeggio nel vuoto e mi rigiro dandomi una spinta verso il punto dove il nostro misterioso osservatore si trova e da cui si sta già muovendo.

            Prima che possa balzare dal tetto verso quello più vicino una figura femminile gli si para davanti.

-Non è carino da parte tua andartene senza salutare.- gli dice la Vedova Nera.

            Lui risponde con un grido e tentando di sferrarle un calcio rotante ma Natasha è rapida ad evitarlo. Prova a colpirla col taglio della mano ma lei lo blocca facilmente.

-Devi fare di meglio.- lo pungola.

-Serve una mano?-  intervengo atterrando sul tetto.

-Me la cavo benissimo da sola ma grazie lo stesso.- replica la Vedova per poi aggiungere -Immagino, Devil, che tu non abbia mai incontrato prima il nostro amico con la maschera di tigre: ti presento Chaka Khan, aspirante signore del crimine di Chinatown.-

            Grazie Natasha: non avrei mai potuto identificarlo da un costume che non posso vedere. Chaka Khan… ho sentito parlare di lui: dietro la sua maschera si celava Robert Hao, il che spiega la familiarità dei suoi parametri vitali… anche se…

-Che vuoi Chaka?- gli si rivolge la Vedova -Lavori per caso con chi ha ucciso tuo fratello?-

-No!- replica con molta enfasi il nostro avversario –Io… io voglio giustizia per Bill… e voglio il vostro aiuto per salvare Kathy Malper.-

            Decisamente questo non me l’aspettavo.

 

            Meno di 12 ore fa Miami, Florida. L’uomo di colore elegantemente vestito sembra davvero arrabbiato:

-Sono davvero sorpreso da lei, Stacy: il Commissario di Polizia di una grande città. Se uno dei suoi poliziotti avesse fatto quello che ha fatto lei come avrebbe reagito? Ma che dico? Se ne è portati dietro due in fondo.-

-Sono amici.- ribatte Arthur.

L’altro sembra non averlo nemmeno sentito:

-Mi avevano detto che da giovane era una testa calda, ma si poteva sperare che fosse maturato e invece appena viene a sapere che sua figlia è stata rapita cosa fa? Decide di diventare Rambo.-

-Lei ha mai preso una decisione discutibile pensando di agire per un bene più grande Direttore Freeman?- replica pacato, Stacy.

            Derek Freeman, Assistente Direttore in Comando della sede del F.B.S.A di New York si ferma e sul suo volto appare un’espressione che dice che sì: ha preso anche lui una decisione che rimpiange.[2]

-Continui.- dice infine.

-Non volevo coinvolgere la Polizia o l’F.B.I. perché sapevo che quei tizi facevano sul serio ma non volevo nemmeno cedere al ricatto. Un’amica di mia figlia e di mia nipote mi ha aiutato a rintracciare il luogo da cui presumibilmente sono partite le telefonate che ho ricevuto dai rapitori di Jill.-

-Parla forse del Detective Carlie Cooper della C.S.U? Un pirata della strada l’ha investita uccidendola sul colpo. È accaduto lo stesso giorno in cui lei ed i suoi amici siete partiti per la Florida.-

-Carlie è morta?- lo sconforto si dipinge sul volto di Stacy che si prende il volto tra le mani -Sono stati loro, è ovvio.- conclude -E la colpa è solo mia: sono io che l’ho coinvolta, il mio egoismo le è costato la vita.-

-Sciocchezze.- taglia corto Freeman -Quella gente, è spietata e priva di scrupoli. Non si ferma davanti a nulla e nessuno. Si fanno chiamare il Consorzio Ombra ma noi li porteremo alla luce e li faremo pagare per ogni loro singolo misfatto.-

-Sembra… sembra un fatto personale anche per lei.-

-Sospettiamo che il Consorzio sia dietro all’attentato alla nostra sede di Washington[3] e sì: è un fatto molto personale. E adesso si muova Stacy: raccolga le sue cose e si prepari a partire. New York ed un mucchio di lavoro ci aspettano.-

-Come: nessuna incriminazione per intralcio alla giustizia o simili?-

            Freeman sogghigna mentre risponde:

-Dovrei fargliela solo per avermi costretto a venire in Florida a spese dei contribuenti, ma sarò magnanimo e le darò un passaggio fino a casa. Ufficialmente stiamo collaborando sul caso del Consorzio.-

-E mia figlia?-

-Metteremo ogni risorsa federale nella ricerca e prima o poi la troveremo.-

            Prima o poi non è abbastanza riflette Arthur.

 

 

4.

 

 

            Saltiamo di tetto in tetto dietro all’uomo chiamato Chaka.

-Sei sicuro di quel che stiamo facendo, Matt?- mi chiede la Vedova Nera.

-Dimentichi che sono una specie di lie detector umano, Natasha.- rispondo -Chaka dice la verità… o almeno quella che lui ritiene la verità. Se davvero sa come trovare Kathy Malper non possiamo trascurare la cosa.-

-Brucia anche a me che ce l’abbiano portata via sotto il naso mentre eravamo impegnati con Kruel, Matt.-

-Se non ti spiace, non chiamarmi Matt quando c’è qualcuno a portata d’orecchio.-

            Non posso vederla ma posso immaginare la smorfia sul viso di Natasha. Il suo battito sale brevemente per poi tornare normale. Ho la sensazione che stia per dirmi qualcosa ma il nostro contatto si ferma e si rivolge a noi:

-È qui.- dice.

-Un edificio abbandonato condannato alla demolizione? Originale.- commenta a mio esclusivo beneficio Natasha.

-Eppure è qui che la tengono.- ribatte Chaka.

-Come fai ad esserne sicuro?- gli chiede la Vedova.

-Fidati.- è la risposta.

-Di un notorio criminale? Questa è bella.

-Una volta non eri anche tu una notoria criminale… anzi un pericolo per la sicurezza nazionale, Vedova?-

            Natasha sta per replicare ma Chaka salta dal tetto e piomba attraverso una finestra dell’edificio in questione. Esito solo un attimo e poi lo seguo. Natasha sospira e mi viene dietro.

            Quando siamo dentro ci troviamo in un ampio locale. Dall’eco è ovvio che sia vuoto.

-Nulla e nessuno.- commenta sarcastica, Natasha.

Non è detto.- replica Chaka -Non è detto.-

            Da come si muove è chiaro che si sta guardando intorno ma perché? Improvvisamente capisco.

-La parete davanti a te.- gli dico.

-Come fai a saperlo?- mi chiede.

-Ognuno ha i suoi segreti.- rispondo -Stavolta tocca a te fidarti.-

            Mi avvicino alla parete e ascolto, poi mi rivolgo a Chaka:

-Dicono che sei capace di rompere i mattoni a mani nude. Prova a colpire questo punto della parete. Pensi di poterlo fare?-

            Chaka resta in silenzio per un paio di secondi poi lancia un urlo e colpisce la parete nel punto che gli ho indicato. Un pannello si spezza e cade rivelando un locale dietro da cui partono delle scale.

-Amano i sotterranei.- commenta Natasha -Andiamo?-

            Prima che uno di noi possa dire qualcosa, lei entra nel locale e scende le scale. Non ci resta che seguirla.

-Attenzione!- urlo un attimo prima che una sventagliata di proiettili si diriga verso di noi.

            Natasha è rapida a buttarsi a terra mentre io spicco un salto verso l’alto. Chaka sembra disorientato ed io faccio appena in tempo a vibrargli un calcio che lo fa cadere dalla scala. Mi scuserò con lui più tardi… se ci sarà un più tardi.

 

            Dakota North osserva l’uomo dalla barba bianca sdraiato sul letto d’ospedale con le flebo che gli escono dalle braccia mentre dai monitor vicini arriva un sommesso e costante ronzio. Suo padre, Stephen J. “Sam” North giace ancora tra la vita e la morte dopo che un’auto pirata l’ha investito. Questa è la versione ufficiale ma Dakota è convinta che sia stato un deliberato tentativo di ucciderlo perché Sam ha scoperto che c’è un agente corrotto all’interno della task force congiunta antiterrorismo tra F.B.I. e N.Y.P.D. di cui lui è l’agente di collegamento coi servizi segreti

            Dire che tra Dakota e suo padre i rapporti non sono buoni è decisamente un eufemismo ma il sangue non è acqua e Dakota non può dimenticare che lui le aveva chiesto aiuto e lei lo ha respinto. Se avesse accettato forse…

-Cosa dicono i medici?-

            A parlare è un giovane biondo che sembra un attore… e lo è: Robert Diamond, un tempo non troppo lontano acclamata star di blockbuster d’azione. La sua carriera non è esattamente in declino ma i fasti sono lontani.

-Che vivrà… probabilmente.- risponde Dakota. Abbassa la testa e aggiunge con voce dura -Voglio trovare chi gli ha fatto questo e fargliela pagare.-

            Bob la stringe a sé e le dice con tono serio:

-Non lo farai da sola.-

-Bob…-

-Non accetto discussioni: è deciso.-

            Dakota accenna un sorriso.

-Grazie.

            Lui sorride a sua volta.

-Ho la vocazione del cavaliere bianco. Aiutare le damigelle in difficoltà è la mia specialità.-

-Nessuno mi ha mai definita una damigella in difficoltà.-

-C’è sempre una prima volta.-

 

            Un bel po’ di uomini armati pesantemente. Armi automatiche che sparano a raffica. Questa gente non scherza ma nemmeno noi se è per quello.

            Non sono più veloce di un proiettile ma so muovermi in modo da rendermi difficile da colpire e lo stesso si può dire della Vedova Nera.  In pochi attimi ha steso due avversari con i suoi morsi di vedova e mentre un terzo la prende di mira, io lancio il mio bastone. Rimbalza attirando l’attenzione dei nostri avversari stendendone uno per poi ricadere sul polso dell’uomo che stava per sparare a Natasha ed infine tornare nella mia mano destra.

-Grazie Devil…- mi dice lei mentre stende un altro avversario col taglio della mano -… ma me la stavo cavando bene anche da sola.-

            La solita Natasha… non cambierà mai e mi va bene così. Alle mie spalle anche Chaka Khan si è mosso superando un attimo di disorientamento e si sta dimostrando all’altezza del campione di arti marziali che dice di essere.

            Lo scontro dura relativamente poco. Questi tizi non sono poi molto in gamba senza le loro armi.

-Questa era solo la prima linea.- afferma Natasha -Chissà cosa ci aspetta là dietro.-

            Indica una porta metallica a cui mi sono già avvicinato ascoltando i suoni che vengono da dietro di essa.

-Guai.- rispondo saltando all’indietro mentre una scarica di proiettili esplosivi la trapassa e per poco non coglie anche noi. Subito dopo tutte le fonti di calore si spengono e capisco che la stanza è piombata nel buio. Non sono preoccupato: per me non fa differenza e Natasha è abituata ad operare in condizioni difficili. La sento strisciare al mio fianco e sussurrare:

-Non siamo soli.-

-Lo so.- rispondo -Tre squadre di cinque uomini armati ciascuna e si muovono con disinvoltura. Una è davanti a noi e le altre si stanno disponendo alle ali.-

-Tattica militare. Hanno sicuramente visori ad infrarossi e se restiamo fermi ci beccheranno, quindi dobbiamo… agire!-

            Con uno scatto improvviso la Vedova scatta in avanti. Sento il crepitare di una raffica ma lei non è colpita ed anzi riesce ad abbattere due avversari.

            C’è qualcuno alle mie spalle e non è Chaka. Sono in due. Li lascio avvicinare. Sento lo scatto delle armi che si preparano a sparare e mi muovo rapidamente. Evito la prima scarica e lancio ancora il mio bastone che coglie uno dei miei avversari al mento. Salto verso il secondo e lo stendo con un calcio. Ne percepisco un terzo alle mie spalle ma prima che possa fare qualcosa lo sento emettere un grido strozzato. La Vedova Nera è intervenuta abbattendolo con un morso di vedova.

-Ora siamo pari.- mi dice e posso immaginarla sorridere.

Si muove con disinvoltura, deve essersi impadronita del visore ad infrarossi di uno degli avversari che ha abbattuto.

Ora i nostri nemici sono non più di sei. Non abbastanza per tre esperti combattenti. Anche Chaka se la sta cavando bene: ha con sé un nunchaku che spara scariche elettriche e sa come usarlo. Anche questo round è nostro.

È Natasha la prima ad entrare nella stanza da cui sono usciti i nostri avversari.

-Vi consiglio di non fare mosse sbagliate.- dice alla gente all’interno.

            Le luci sono accese ma non ne ho bisogno per sapere che all’interno ci sono cinque persone e che una di esse, distesa su un lettino, è Kathy Malper.

 

 

5.

 

            Nell’attico della Fisk Tower le luci sono ancora accese. Il corpulento Jimmy Six si versa un bicchiere di bourbon e si rivolge a Richard Fisk:

-Pensi che sia andato tutto bene?-

-Il nostro estemporaneo alleato sa cosa fare con le informazioni che gli abbiamo fornito…- risponde Richard -… e se è stato furbo ha anche seguito il nostro consiglio.-

-Vuoi dire cercare l’aiuto di Devil o dell’Uomo Ragno? Credi davvero sia stata una buona idea?-

-Voglio che quelli del Consorzio Ombra capiscano che non è salutare pasticciare nella nostra città e che rapire un procuratore federale è stata una pessima idea.-

-E se non capiranno il messaggio?-

-Gliene recapiteremo uno più chiaro.- è la secca risposta.

 

            Tre uomini ed una donna, di cui solo due sono armati. Su un lettino giace Kathy Malper. Odore di anestetico ed altri odori tipici di un ambulatorio. Almeno uno dei presenti è un medico o forse un infermiere. Dal fruscio che fa muovendosi direi che l’uomo disarmato indossa un camice. Cosa hanno fatto a Kathy?

-Nessuno si muova.- intima con voce dura Natasha. Si rivolge ai due armati -Se pensate che i miei morsi di vedova non possano stendervi prima che voi iniziate a sparare, vi sbagliate. Da questa distanza sono letali. Per quanto vi paghino bene, chiedetevi se vale la pena restare paralizzati o senza il controllo delle vostre funzioni corporali per il resto della vita.-

            Non possono non guardarla e vedere la determinazione nei suoi occhi. Non è un bluff e lo sanno. I loro battiti accelerano mentre prendono una decisione e dopo pochi attimi sento le loro armi cadere a terra.

-Devil, Chaka… trovate qualcosa per legarli, svelti.-

            Non mi preoccupa ricevere ordini da lei: la Vedova Nera è una delle persone più qualificate che conosco in situazioni come questa.

            Dopo aver fatto quello che ha chiesto mi avvicino al lettino di Kathy.

-Non… non è…- dice Chaka con evidente preoccupazione.

-È ancora viva.- rispondo mentre sento il suo respiro regolare come il battito -L’hanno solo sedata ma si sta risvegliando.-

            Chaka afferra l’uomo col camice e gli chiede brusco:

-Cosa le avete fatto?-

-Noi… io… le abbiamo solo iniettato un tranquillante e del pentotal.-

-Siero della verità? Cosa volevate sapere da lei? Cosa?-

-Calmati.- gli dico afferrandogli il braccio con cui stava per colpire l’uomo.

            Odo un gemito: Kathy Malper si sta risvegliando.

-Cosa è successo?- chiede mentre Natasha la aiuta a mettersi in piedi.

-Stai bene?- le chiede Chaka e c’è ansia nella sua voce. Il motivo che lo ha spinto alla ricerca è decisamente personale… il che è interessante.-

-Sì… sono solo un po’ intontita.- risponde lei poi si rivolge a me -Devil… devo ringraziarti ancora una volta per avermi tirato fuori dai guai.-

-Non ero solo stavolta.-

-Già… devo ringraziare anche la Vedova Nera… e Chaka. Anche tu qui? Questa sì che è una sorpresa.-

            Mente. La presenza di Chaka non la sorprende affatto e credo di sapere perché.

-Non ti conviene restare qui, Chaka.- continua Kathy -Quando arriveranno l’F.B.I. e la Polizia non saranno contenti di vedere Robert Hao nel suo vecchio costume. Potrebbero revocarti la liberazione anticipata.-

            Curioso avvertimento da parte di un Pubblico Ministero noto per la sua durezza nel perseguire i criminali.

-Io… va bene. È meglio che vada.-

            Si allontana rapidamente e dopo che se ne è andato Natasha fa un paio di telefonate.

            Non passa molto tempo che il luogo è pieno di agenti federali e poliziotti locali. Kathy Malper è accompagnata in ospedale ed io e la Vedova Nera ce ne stiamo in disparte.

-Non è sembrato strano anche a te il modo con cui la Malper si è comportata con Chaka Khan?- mi chiede Natasha -Era come… come se ci fosse un’insolita familiarità tra loro. Ma che legame può avere lei con un ex detenuto come Robert Hao?-

-Forse nessuno…- replico -… perché, vedi, Natasha, ho riconosciuto il battito cardiaco dell’uomo sotto la maschera di Chaka… e non era Robert Hao.-

-Ma allora chi…?- Natasha si interrompe di colpo ed esclama -Non dirmi che…ma certo, avrebbe senso. Che figli di buona donna.-

            E fa una sommessa risata.

 

            Kathy Malper entra nella “casa sicura” alle prime luci dell’alba e si rivolge all’uomo che la sta aspettando con ancora indosso il costume di Chaka Khan.

-Tutto a posto?- le chiede lui.

-Mi hanno visitato per bene e alla fine mi hanno detto che avevo bisogno di riposo… ma prima dovevo vederti. Non avresti dovuto correre rischi… se ti avessero smascherato…-

-Era un rischio che dovevo correre, Kathy, non potevo lasciarti nelle mani di quella gente… a qualunque costo e ne è valsa la pena: sei salva.-

            E così dicendo Chaka si sfila la maschera rivelando il volto di Bill Hao.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

            Rosalind Sharpe esce sulla terrazza del suo appartamento ignorando il freddo. Sta giocando una partita difficile e pericolosa e ne è pienamente consapevole ma era l’unica cosa da fare nella situazione in cui si trovava e non se ne pente. Certo… è come camminare sul filo di un rasoio ma Razor è il suo soprannome dopotutto e sono in tanti a sapere quanto è affilato… compreso il leader del Consiglio Ombra.

            Razor Sharpe si lascia andare ad un sorriso.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

            Io e Natasha rientriamo nel suo attico direttamente dalla terrazza che dà nella sua stanza da letto.

-È stata una serata impegnativa ma possiamo essere soddisfatti del risultato.- dice Natasha.

-Ci sono ancora domande senza risposta.- ribatto sfilandomi la maschera.

-Ma possono aspettare, non credi Matt?- Sento la zip del suo costume scendere e il costume stesso scivolare a terra poi Natasha si avvicina e solleva la mia maglietta sfilandomela.

-Spogliati anche tu e dedichiamoci a qualcosa di più piacevole per tutti e due che ne dici?-

            Come risposta la attiro a me e la bacio. Pochi attimi dopo siamo tra le lenzuola ma è destino che non possiamo stare tranquilli.

            Qualcuno apre la porta finestra e sento una voce ben conosciuta:

-Scusa l’irruzione, Vedova ma…- l’Uomo Ragno, perché di lui si tratta, si interrompe di colpo e sento l’imbarazzo nella sua voce -Ah… Matt ci sei anche tu… mi sa che ho interrotto qualcosa.-

            Natasha si alza con disinvoltura. Non sembra minimamente imbarazzata dal fatto di essere nuda e si infila una vestaglia.

-Ti pare questo il modo di arrivare in casa altrui arrampicamuri?- apostrofa con asprezza il nostro visitatore -Che diresti tu se io entrassi in camera tua mentre sei a letto con tua moglie?-

-Beh il tempismo non è mai stato il mio forte e… ehi aspetta un momento: come fai a sapere che sono sposato?-

            Natasha fa una risatina sommessa senza rispondere.

-Perché sei venuto qui?- gli chiedo mettendomi a sedere sul letto.

-Io… ah penso che aspetterò che tu ti sia messo addosso qualcosa Matt. Non vorrei farmi venire altri complessi.-

            Lo sento girarsi e sorrido, poi infilo i pantaloni del costume e gli dico:

-Girati pure e adesso perché non ci dici finalmente perché cercavi me e Natasha?-

            Il suo battito varia e la sua voce assume un timbro cupo mentre risponde:

-Una mia amica è stata rapita e… l’hanno stuprata e poi venduta come… come schiava sessuale.-

-Bozhe Moi!-[4] esclama turbata Natasha -Porci.-

-Neanche i federali sanno come rintracciarla all’estero ma io non posso mollare. Speravo che la Vedova potesse usare le sue conoscenze di spia per aiutarmi.-

            Ogni traccia di umorismo è scomparsa dalla voce dell’arrampicamuri. Non è più tempo di scherzare. Capisco una cosa: per lui è una questione personale.

-Puoi contarci.- replica Natasha altrettanto seria -Farò tutto quello che posso.-

-Raccontaci tutto.- gli dico -Chi è la tua amica?-

-Si chiama Jill Stacy.-

            E a quel nome capisco quanto la cosa sia seria per Peter Parker e so con ancora più certezza che non mi tirerò indietro: avrà il mio aiuto sino alla fine.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di un episodio per molti versi interlocutorio anche se vi avvengono cose importanti come la liberazione di Razor Sharpe e di Kathy Malper, per tacere della rivelazione del segreto di Chaka Khan.

            Nel prossimo episodio: la seconda parte di un crossover con l’Uomo Ragno che inizia su Uomo Ragno #93. Devil, la Vedova Nera e l’Arrampicamuri devono liberare Jill Stacy e sono determinati a riuscirci a ogni costo ma nulla è facile nell’ambiente ostile di Madripoor.

            Non mancate.

 

 

Carlo



[1] Bob Woodward e Carl Bernstein, i reporter del Washington Post che smascherarono lo scandalo Watergate.

[2] E i lettori di Occhio di Falco MIT sanno bene quale sia.

[3] Su Capitan America MIT #50.

[4] Mio Dio in Russo.